Sì, Ducati ha otto moto in pista, guida l’innovazione tecnologica e ha sviluppato un metodo di lavoro che fa scuola anche in Giappone. Ma l’enorme vantaggio a Borgo Panigale lo ricavano dalle Michelin, con un sistema denominato smart wheels. Ecco come funziona e perché è così cruciale per la prestazione
di Cosimo Curatola
Ducati sta dominando il motorsport: vince in MotoGP e in Superbike, più recentemente pure nel motocross e tornando alla velocità anche in Giappone, dove chi gioca in casa ha sempre investito cifre considerevoli. Impossibile stabilire quanto durerà questo ciclo, di certo però stiamo assistendo a qualcosa di molto simile a un'egemonia. Se questo succede, in generale, è perché Ducati Corse lavora nel modo giusto: sperimentazione continua e tempi di reazione minimi sono i cardini dell’approccio a cui, però, si aggiunge tanta tecnica.
La MotoGP ne è l’esempio migliore: Ducati ha introdotto abbassatori, ali e altre soluzioni aerodinamiche ormai necessari, ha offerto moto veloci ai team satellite (cosa che in passato non veniva fatta) messo otto moto in pista e condiviso i dati con tutti. Ne è conseguito un vantaggio enorme, ancora più impressionante se pensiamo che il regolamento è stato fermo per anni. Se gli altri non recuperano - e anzi arrancano - i motivi però sono diversi. Uno lo racconta molto bene Luca Salvadori: “Il vantaggio rispetto ai concorrenti è lo studio e la profonda conoscenza degli pneumatici in ogni loro aspetto”, racconta il pilota e content creator in un video dedicato al GP di Aragon 2024. “Non sto parlando di quanto bisogna mettere calde le termo, la pressioncina o le modalità di riscaldamento, ma di uno studio scientifico di tutte le caratteristiche per farle funzionare al meglio. Come è possibile studiare le gomme oltre le cose che sappiamo già? Tramite le smart wheels”.
Salvadori spiega così questa tecnologia, impiegata da Ducati principalmente durante le giornate di test: “Sono ruote avanzate, progettate per misurare in tempo reale le forze e i momenti che si sviluppano nel punto di contatto tra la gomma e la pista. Queste ruote - o per dirla meglio, cerchioni - sono dotate di sensori estremamente precisi che rilevano le deformazioni strutturali causate da diverse forze che agiscono durante la guida, come ad esempio la forza laterale in curva, quella longitudinale in frenata e la forza verticale dovuta al peso e all’irregolarità della pista. L’utilizzo delle smart wheels nelle moto da corsa offre alle moto e ai team e ai tecnici la possibilità di modificare le impostazioni delle sospensioni e di conseguenza migliorare il comportamento della moto. Grazie a queste misurazioni accurate è possibile apprendere in modo dettagliato come le gomme interagiscono con i vari tipi di asfalto, migliorando prestazioni, stabilità e performance complessive. Questi dati consentono anche di confrontare e correlare i modelli di simulazione che vengono usati a casa con i dati assieme alle condizioni reali di guida in pista, permettendo un miglioramento continuo delle strategie e delle impostazioni meccaniche. Esempio del cavolo: quanto può essere utile a una squadra sapere che con quel tipo di asfalto l’ì, con quelle irregolarità lì, la gomma deve lavorare a una certa pressione e temperatura? Il vantaggio è devastante. Inoltre le smart wheels contribuiscono anche a valutare l’aerodinamica di una moto da corsa”.
Come fa Luca Salvadori a saperlo? Trident Motorsport - tra le aziende detenute della famiglia Salvadori - adopera lo stesso sistema, sviluppato da Megaride, per acquisire dati utili nel campionato Formula 2 a cui partecipa. Saper sfruttare al meglio le caratteristiche di pneumatici così performanti e sensibili è, evidentemente, una chiave importante per trovare il risultato. Ducati fa questo lavoro, ma anche l’esatto contrario: grazie a una partnership con il title sponsor Lenovo, il reparto corse ha sviluppato un robot in grado di scannerizzare i circuiti del motomondiale con una precisione esagerata e riportare dati - su composizione dell’asfalto, imperfezioni e via dicendo - utilizzabili per la messa a punto.
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